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Diego Orsingher

Borgo Valsugana 13 marzo 2011.


Un vecchio detto recita “chi semina, raccoglie”. La società è entusiasta del tuo lavoro ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Per la verità non sempre le cose vanno bene. Se però gli esiti del lavoro sono positivi, nel calcio o in altri settori, il merito non è quasi mai di uno solo

Era già un ottimo risultato arrivare alla V° fase del Torneo Pulcini Beppe Viola.  Adesso che hai raggiunto la finale a quattro dove vuoi arrivare con questo gruppo ?

Mi permetto una correzione. Io non ho raggiunto alcun risultato: l’hanno fatto i nostri piccoli atleti, che avrebbero voluto vincere ancora. Personalmente pensavo che ce la saremmo giocata con la Juventus Club Bolzano, mentre con Mezzocorona e Baone prevedevo sonore sconfitte. Ho sbagliato tutti i pronostici. Con gli Altoatesini abbiamo subito addirittura quattro gol. Con gli altri invece pur perdendo (1-0 e 2-0), abbiamo giocato piuttosto bene, almeno secondo Bruno Divina, che sa di calcio più di tutti noi. Il suo giudizio mi ha fatto molto piacere.

Non ha mai pensato di allenare ragazzi più grandi ?

L’ho fatto , a suo tempo. Ma da un bel po’ di anni non ci penso proprio. Lavorare con i piccoli, oltre che più facile, è anche molto più gratificante.

Chi è Diego fuori dal campo di calcio ?

Credo di essere un pensionato tranquillo; per la verità qualche volta mi arrabbio di brutto nel constatare come certi esempi tutt’altro che raccomandabili vengano dall’alto, da molto in alto, purtroppo.

Quali sono i tuoi hobbies ?

I libri. Più saggi che romanzi (ma anche testi per migliorare il lavoro calcistico con i giovani). E gli scacchi, che però ormai gioco solo contro un programma elettronico.

Cosa è per Diego un emozione ? Un ragazzo esausto a fine partita ma felice, un bel dribbling, una giocata spettacolare o che cos’altro ?

Parlare di emozioni legate al calcio è forse eccessivo. Roba da tifosi. Tuttavia per limitare il discorso al calcio posso citare qualche esempio: per me è emozionante prendere lezione di cultura sportiva da un giocatore di dieci anni, capace di segnalare all’arbitro che una rimessa laterale assegnataci, in realtà spetta ai nostri avversari; lo è vedere bambini di nazionalità diversa giocare assieme, litigare, rappacificarsi, senza alcun pregiudizio, che invece qualche adulto cerca di alimentare; è emozionante riuscire a rassicurare un giovane atleta che avrebbe voglia di piangere per una mia critica evidentemente esagerata (succede solo con i più bravi); o ancora è emozionante constatare che un bambino inizialmente molto impacciato, improvvisamente, magari a distanza di un paio di anni, fa un gran salto di qualità, e quasi non ci crede.


Hai mai pensato “ma chi me lo ha fatto fare” ?

L’ho pensato spesso. Non a caso ho scelto di lavorare soltanto con i piccoli, con i quali il calcio è ancora un gioco

La tua storia con i ragazzi è lunga. Ricordi qualcuno in particolare ?

Ne ricordo molti, ma ne cito solo due. Il primo, per la verità, non era affatto un ragazzo quando mi è capitato di allenarlo: mi riferisco a Giancarlo Marchi, capitano di una prima squadra di non so quanti anni fa. Il secondo è Fabio Maniotti “Cipo”: era alto appena un soldo quando l’ho schierato per la prima volta (a Lavarone, mi pare di ricordare). Perché, tra i tanti, questi due? Per il loro impegno paziente e prezioso l’uno con i nostri esordienti, l’altro con i pulcini. A mio parere con i ragazzi ci sanno fare; e continuano ad aggiornarsi.

Secondo te, tra i ragazzi che osservi giornalmente, c’è qualcuno che può emergere ?

E’ troppo presto per dirlo. Hanno ancora tanto da imparare e spero non finiscano mai di volerlo fare (non solo nel calcio). In ogni caso credo dipenda molto più dalla loro “testa” che da altro.

Come consideri il livello attuale del settore Giovanile nella nostra Provincia ?

Non ho elementi sufficienti per esprimere un giudizio.

Una grossa società ti chiede di andare ad allenare i loro ragazzi. Le tue decisioni, le tue aspettative.

Ringrazierei per la fiducia, suggerendo al contempo di investire su un tecnico giovane. Per quanto mi riguarda, come amo dire un po’ scherzosamente (ma non troppo), io non sono in vendita.

Guardi i campionati di alto livello: cosa pensi del messaggio non proprio positivo che trasmettono ai ragazzi.

Guardo qualche spezzone di partita e le poche partite intere trasmesse in chiaro. MNon è sempre un bello spettacolo, ma credo che a livello professionistico, come a quelli più modesti, il calcio sia una realtà con aspetti positivi ed altri meno; tra questi ultimi trovo particolarmente riprovevoli certe sceneggiate, certe presunte furbizie, o ancora i cosidetti falli tattici. Per amor di patria non dico niente né sul fenomeno del tifo, né sull’uso strumentale che se ne fa )non solo in ambito sportivo)

A proposito di ragazzi. Quanto è importante l’appoggio dei genitori ? Vorresti di più ? Preferiresti vederli più vicini al gruppo o al contrario li vorresti meno pressanti ?

I genitori sono senza dubbio importanti. Basti dire che è anche grazie alla loro disponibilità che possiamo effettuare le nostre piccole trasferte. Non gradisco che esagerino negli interventi durante le partite. Esagero già io, quando mi capita di essere a bordo campo. Un’ultima osservazione: a volte mi pare che alcuni genitori presumano ingenuamente che i pulcini debbano giocare come gli adulti. Ma i nostri insistono a giocare da pulcini. E secondo me, fanno bene.

Quanto è stata vicina la società alle tue richieste ?

Non mi pare di chiedere la Luna, anzi. Ma forse dipende dal fatto che i vari Domenico, Antonella, Carlo, Aldo, per citare i dirigenti che ci sono più vicini, risolvono tutta una serie di problemi pratici. Purtroppo a volte dimentichiamo l’importanza del loro lavoro. Infine devo riconoscere che Mario Feller, cui tocca l’ingrato compito di sorbirsi le mie lagnanze, ha sempre dimostrato grande disponibilità nei nostri confronti.

Trovi una lampada magica e poi esprimere 3 desideri. Elencali.

Non sprecherei tre desideri per il calcio. Ho altre priorità. Penserei, ad esempio, alla persona con cui ho la fortuna di convivere, con la speranza che continui a sopportare anche i miei orari strampalati; oppure alla salute, non solo mia. Tuttavia se devo erstare in ambito calcistico, vorrei riuscire a non dimenticare che i bambini, tutti, hanno diritto al gioco. Perchjè giocare può essere una cosa molto seria.

Ancora grazie per l’intervista e per il tuo lavoro e complimenti anche a Cipo e Domenico, l’amore e la passione che ci metti in quello che fai, fa sì che a beneficiarne dei frutti non siano solo i tuoi ragazzi ma l’intera nostra società sportiva.


S.S.